
LA ROSA BIANCA
I caratteri canonici di un intreccio giallo-rosa ci sono tutti. Un protagonista che finge (non troppo bene) di essere in procinto di suicidarsi. Una vicina di casa bella e misteriosa che vorrebbe trarci tutti in inganno. Un’assassina che firma i delitti con un fiore (un classico). E una coppia di investigatori (capitano e maresciallo) che sono la vera anima del romanzo e chiedono a gran voce un nome e un’altra occasione di lavorare insieme a un “caso”. La trama è godibile, ma ancora di più sono le divagazioni, le storie parallele dei protagonisti, le loro manie che mettono in luce vizi e virtù di una provincia italiana mai davvero descritta ma capace di prendere la forma del nostro quotidiano. La Rosa bianca è un romanzo breve che alterna i generi: un po’ commedia italiana un po’ thriller semiserio che fa il verso alla narrativa di genere statunitense. Un po’ teatro alla Oscar Wilde un po’ giallo alla Montalban. Anche il ritmo di lettura non è mai lo stesso: serrato a tratti, a tratti più lento, quasi sornione. Essenziale in alcuni punti e riflessivo esistenziale in altri. Con qualche aforisma buttato tra le righe che vale la pena di sottolineare e poi rivendersi con gli amici.